sabato 1 agosto 2009

Il gioco di ruolo dell'apocalisse


Con questo nuovo articolo, lascio emergere un ulteriore punto di vista sulla recente inaugurazione dell'impianto ad urea all'Ilva, espresso dal Prof. Fabio Matacchiera.

Il 25 luglio scorso ricevo un comunicato stampa dal Prof. Fabio Matacchiera, che ricordo dai tempi della gloriosa Associazione Caretta Caretta, intitolata all’omonima specie di tartaruga marina tipica del Mar Mediterraneo, ed ormai prossima all’estinzione.
A quei tempi frequentavo il liceo, ma ricordo con piacere l’impegno sincero e costante di questi ambientalisti, caratterizzato da uno spirito per nulla esibizionista e nemmeno legato a certe logiche di auto-affermazione quali reali moventi della propria battaglia contro gli usurpatori del patrimonio naturale della nostra città.
È passato qualche anno. Taranto ha compiuto il giro di boa dal XX al XXI secolo senza scuotersi da quella forma di inerzia atavica, storica, retaggio di geni borbonici, forse, che tanta pigra incoscienza hanno favorito. Amministrazioni di diversi colori. Millantate risalite. Paradossali e sconcertanti discese. Ed un unico problema, lì, immobile, a sedimentare. Sino a che una qualche lungimiranza politica, sostenuta dall’avvento di un movimento d’opinione nutrito dalla potenza del social network, non conduce ad una svolta, il 1° luglio scorso.
Passano poco più di 20 giorni, e perviene, puntuale, quest’analisi del Prof. Matacchiera, il cui comunicato stampa recita: “LA LEGGE ANTIDIOSSINA POTREBBE NON ESSERE UN VERO SUCCESSO”. Anzitutto viene rilevata l’ambiguità della “legge antidiossina”, sicuramente un primo passo verso una possibile soluzione della vicenda, ma, sotto alcuni aspetti interpretativi, poco chiara per il comune cittadino. Il Prof. Matacchiera sottolinea un annoso e nemmeno troppo latente problema di contiguità rispetto al centro urbano, al cui proposito dice: “Molti nostri concittadini pensano che ora la questione si sia risolta definitivamente. Niente di più inesatto. Non voglio demoralizzare quanti già hanno cantato vittoria ed hanno affermato convinti ce l’abbiamo fatta, ma solo chiarire determinati aspetti del decreto legge, che comunque rappresenta una svolta importante, anche se non decisiva, nella lotta contro l’inquinamento, che non sarà vinta finchè l’Ilva sarà in funzione, considerando il fatto che il colosso siderurgico non potrà mai godere di compatibilità col contesto urbano, data la sua eccessiva vicinanza ad esso”. Sul fatto che l’Ilva, effettivamente, disti davvero una manciata di metri dal centro abitato (e martoriato), nello specifico, del Rione Tamburi, non ci piove. Senza andare a scomodare le solite, scoraggianti, luttuose liste di morti per cancro, basti, per chiunque di noi, soffermarsi a guardare il colore delle abitazioni e degli arredi urbani, oppure poggiare un dito sulle lastre di marmo dei nostri poveri defunti, al Cimitero di San Brunone.
A conforto della sua tesi, il Prof. Matacchiera attinge anche a specifici riferimenti legislativi: “Facendo riferimento, infatti, alla legge di Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) dell’8 luglio 1986, numero 349, un impianto di siffatte dimensioni è da considerarsi inammissibile sia per quanto riguarda l’aspetto ecologico che per la sicurezza cittadina (si pensi ad eventuali incidenti, esplosioni, incendi che potrebbero coinvolgere facilmente i quartieri limitrofi)”. Certo, dal piccolo isolato incendio a qualche centinaio di metri di distanza, sino alla scomparsa di interi quartieri. C’è, volendo, da non dormirci serenamente.
Insieme con la diossina, a concorrere a quest’ipotetica apocalisse a portata di mano, vi sono altre sostanze: PCB (policlorobifenile), ARSENICO, MERCURIO (di cui il mare di Taranto, nello specifico il mar Piccolo, è il più inquinato del Mediterraneo, secondo l'Arpa), IPA (idrocarburi policiclici aromatici). E, tra gli IPA, i più pericolosi BENZOAPIRENE, CRISENE, FENANTRENE, l’ANTRACENE, l’IDENO - PIRENE, FLUORANTENE, BENZOPERILENE, BENZOFLUORANTENE, BENZOANTRACENE, sostanzie cancerogene e mutagene, PIOMBO.
Un bel beautycase pieno di trucchi insidiosi, volendo usare una metafora indorata, con la conferma, attraverso il registro INES (Inventario Nazionale delle Emissioni e delle loro Sorgenti), del 21 ottobre 2008, che a rendere Taranto città più inquinata d’Italia non vi sia solo la diossina, ma anche le sostanze di cui su. E, se da un lato, si attende il 21 dicembre 2010 affinchè le emissioni siano ridotte dai 2,5 mg attuali, grazie all’impianto ad urea, agli agognati 0,4 mg, dall’altro, attraverso il dossier di Carlo Vulpio ne “La città delle nuvole” e un comunicato di Peacelink dell’ottobre 2008, emerge che dai “camini della diossina” possano fuoriuscire anche sostanze radioattive. “Ne sarebbe responsabile il processo di sinterizzazione in un impianto di agglomerazione. Il minerale di ferro trattato nell’impianto di agglomerazione contiene infatti tracce di uranio. Tra le sostanze che potrebbero essere emesse dai camini dell’Ilva ci sono quindi anche il Piombo – 210 ed il Polonio – 210. Il polonio è un elemento tossico, altamente radioattivo e pericoloso da manipolare, persino in quantitativi dell'ordine del milligrammo o meno. Le particelle alfa che emette viaggiano per pochi centimetri nell'aria e sono facilmente schermabili, ma in caso di penetrazione nell'organismo (ad esempio per inalazione o ingestione) possono danneggiarne i tessuti” specifica il Prof. Matacchiera, che conclude: “La legge “antidiossina” rappresenta quindi solo il primo, breve passo lungo il cammino della risoluzione dei problemi dell’inquinamento a Taranto. O forse il modo per dare più tempo all’Ilva di continuare la sua produzione il più possibile”.
E a noi, cosa resta da fare? Scegliere il personaggio a noi più verosimigliante, nel gioco di ruolo dell’apocalisse? Oppure approfondire gli studi in proposito, mettendo da parte la nostra presunta avversione verso la matassa scientifica?

(foto da Massafra.altervista.org)

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