domenica 8 novembre 2009

Operazione recupero: "Un Palloncino Bellissimo"


In questa "domenica dello shopping", a metà strada tra l'autunno e l'inverno, complice l'attenzione di Marcello Nitti e la foto di Michele Tursi, torno a parlare di Lui, l' "Uomo del Palloncino Bellissimo".

Le previsioni meteo, negli ultimi giorni così altalenanti, mi spingono a regolare molti dei miei spostamenti sulla base di un tempo sorprendentemente cangiante.
La giornata si divide tra l’effimero sole del mattino ed una pioggia variabile, dalle goccioline intermittenti al fulgore dei lampi, del pomeriggio; la sera resta affidata ad una casualità non sempre prevedibile dal servizio meteorologico.
Domenica mattina, è tardi per andare al mare, malgrado un quadrato di miracoloso sole che durerà ancora per poco.
Giusto il tempo di andare a prendere un caffè in centro. Non c’è il deserto che mi aspettavo. Le strade non pullulano di umanità, come nelle giornate di primavera, ma qualcuno c’è, così, in ordine sparso.
Ancora qualche altro metro e ci sono. L’ingresso della Villa Peripato non è affollato, e posso farmi largo in uno spazio insolitamente libero, dove, ogni tanto, riecheggia il verso di un qualche volatile che si esibisce tra un albero e l’altro. Nel piccolo parco giochi non c’è nessuno, e ne approfitto per studiare la fattura di queste nuove giostrine, così diverse da quelle adorate della mia infanzia, invece spartane, usurate da lunghe file di bambini in religiosa attesa del proprio turno allo scivolo, in conflitto nel decidere tra la solitaria altalena o l’elefante a molla. Qualcuno fa jogging. Una coppia di anziani si riposa su una panchina. Al chioschetto c’è chi consuma un veloce aperitivo. Un silenzio surreale, sommesso, favorevole al relax. Attraverso la rotonda, e, mentre mi avvicino al laghetto delle papere, noto una macchia di colore vivissimo e quasi fluorescente, da cui proviene una voce che conosco da circa trent’anni. “Il palloncino bellissimo nella Villa Peripato..Signora, compri il pallone alla sua bambina, è domenica, è festa…faccia contenta la sua bambina..è divertente, signora, lo compri e la bambina sarà felice”. È lui, l’ “uomo del palloncino bellissimo”, croce e delizia della mia infanzia, quest’uomo di circa sessant’anni che, dalla Rotonda del Lungomare a quella della Villa Peripato, passando attraverso qualche mercato rionale, vende questa specie di incantesimo irresistibile. Provo a tornare indietro nella memoria, e mi chiedo per quale motivo un giocattolo così semplice, banale, effimero possa ancora oggi suscitare tanta emozione nei piccoli, e mi rendo conto che, a volte, il valore di un oggetto non risiede tanto nelle sue caratteristiche materiali, quanto nel sentimento che esso suscita, ed allora riconosco, nel palloncino bellissimo, una carezza affettuosa, una forma di sollecitudine, un interesse alla gioia dei bambini, che chiedono in dono prima di tutto un sogno, non sempre, immediatamente colto dai genitori.
Mi avvicino, la mamma è indecisa. Un euro è troppo per qualcosa destinata malamente a scoppiare o a volare. Il Signor Palloncino Bellissimo non se la prende, guarda la bambina e le chiede “Ma tu lo vuoi?”. Lei, timorosa della reazione materna, fa un lieve cenno col capo, ed allora lui glielo porge con un sorriso, e chiede solo 50 centesimi. La mamma cede. Missione compiuta: anche oggi il piccolo sogno di un bambino è salvo.

Foto di Michele Tursi