giovedì 23 luglio 2009

La libertà bianca dell'unicorno


Qualche mese fa. Mi permetto di essere felice, perchè, evidentemente, qualcuno sa guardare oltre la coltre eterea della rete, e comprendere che le parole hanno un peso non sempre volatile, intuendo che, forse, paradossalmente, qui tutto lascia tracce ed è meno effimero di un foglio di carta.
Inizio a scrivere con entusiasmo e positiva motivazione in qualità di local blogger per il progetto-pilota di Virgilio in 15 città italiane. Tra cui, sì, anche la mia negletta e complessa Taranto.
Ci sono delle linee guida, all'apparenza nemmeno troppo stringenti, per esempio, se è il caso, posso anche superare le 2000 battute che mi sono massimamente concesse.
Non è un problema, solitamente non sono troppo prolissa. Inizio con entusiasta dedizione, cercando, tra le pieghe del quotidiano, ciò che sfugge alla stampa ufficiale, oppure, al massimo, va a finire in un trafiletto di poco conto. Cominciano ad arrivare i primi commenti. Bene. Vuol dire che, forse, i risultati son prossimi a venire. Ma, inaspettatamente, mi giunge anche il primo richiamo dal "capo".
Il mio stile è considerato "alto", troppo dotto rispetto alle intenzioni iniziali del contratto.
La mortificazione è a portata di mano. Ancora una volta mi metto in discussione (ma è la mia regola aurea), mi chiedo se davvero quel gusto della lingua, quell'imbastire mondi con le parole, quel piacere che è giocoso non mi tenda trappole, in fin dei conti.
Non potendo essere mai assolutamente obiettivi con noi stessi, decido di domandare in giro, di "testare" la comprensione dei miei post, sottoponendone la lettura a diversi target di persone.
Tutti comprendono. E tutti sono esterrefatti.
La società mediatrice cerca di negoziare, si va avanti per un pò, con il paradosso di un "capo" che rigetta, al cospetto di lettori entusiasti e statistiche (visto che la si metteva anche sul piano delle statistiche) confortanti.
Bene, io proprio non ce la faccio a strangolare lo spunto sul nascere. E soprattutto ad impoverire volutamente il mio modus operandi.
Ancora qualche giorno, e nebulose di incertezza.
Ed infine la risposta. Evidente incompatibilità non solo culturale, ma anche umana, direi, tra me e Virgilio.
Ed ora? Come unicorno alato, bianco, puro, libero e pacificato, non ingaggio guerre fini a se stesse, ma decido di abbandonare quel tetto stretto ed angusto, e apro casa, con tante finestre, spazi ampi, pochi essenziali arredi, piccoli gingilli di una vita qui. Dove, finalmente, torno padrona della mia gioia di scrivere e condividere, secondo dei parametri di libertà ed onestà intellettuale, validi per me stessa e per chi deciderà di seguirmi.
Chi, poi, ha non solo occhi, ma anche cervello per apprezzare la volontà di informare senza imbavagliare, e cuore per leggere tra le righe quanto il lavoro di redazione sia una diversa forma di educazione al criticismo, allo scetticismo (quando necessario), alla consapevolezza, piuttosto che atto di auto-celebrazione, servilismo, strumentalizzazione di un qualche potere, si avvicina di sicuro alla lettura più efficace.
Nient'altro da aggiungere che, nel bene e nel male, non si racconti da sè.
Io resto qui.

(foto di Daltramontoallalba)

2 commenti:

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  2. In bocca al lupo per questa nuova sfida, da freelance, come ti ho già detto spesso "Ciò che sembra ti cavi gli occhi a volte ti sta dipingendo le sopracciglia" aforisma di un'amica artista bulgara.

    L'editoria globale cartacea e online sta cambiando, per cui non preoccuparti ci sarà un fiorire di opportunità per freelance di talento, che siano in gradi di realizzare rubriche, inchieste, reportage di valore, come sta avvenendo in ogni parte del mondo.

    Uno degli esempi più interessanti di crowdfunding (micro donazioni fatte dalla community) per richiedere particolari articoli, inchieste alla stessa community di freelance, è www.spot.us, qualcosa di simile in Italia sta nascendo con un progetto chiamato www.toreport.net.

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