sabato 12 settembre 2009

Beni (in)Stabili

Prima domenica di settembre. Decido di provare il mio nuovo obiettivo a focale fissa. Coinvolgo un paio di persone che mi facciano da modello ed assistente. C'è vento. Vola di tutto. Compreso il mio vestitino ancora estivo. Ma c'è anche un pò di sole. 18 circa. La location scelta per questo abbozzo di fotografia urbana è il Centro Direzionale Beni Stabili.
Quando, da piccola, vivevo nel Rione Tre Carrare Battisti, con mia madre, percorrevo quasi quotidianamente questa piazza. I grattacieli si ergevano come spettrali e futuristiche cattedrali in un deserto di palazzi qualunque, anonimi, poco entusiasmanti. Pur nell'ingenuità dell'infanzia, mi rendevo conto di trovarmi di fronte ad uno spazio a sè, rispetto ad un'architettura urbana spesso miserevole, o pacchianamente sfarzosa, o, peggio ancora, fatiscente. Le veneziane che scorgevo dai piani alti mi davano la sensazione di trovarmi di fronte ad una piccola Manhattan, rimandando delle immagini vicine ai fotogrammi dei film americani, in odore di yuppismo, degli anni ottanta. 
A completare il quadro di nicchia metropolitana, il sottopassaggio di Piazza Dante, all'oggi ancora esistente. Immaginavo vite patinate, manager in Armani, segretarie bellissime anche con gli occhiali, vita d'ufficio dinamica e frizzante. E poi, di notte, al di sotto, auto lanciate in corsa verso una mondanità fluorescente e ridanciana.
Alcuni anni dopo, l'allocazione del mio Liceo in un altro quartiere, ed il cambio di residenza nella periferia della città, affondano nell'oblio il ricordo di quel luogo, sfocato ancor più dall'aver frequentato l'Università in un'altra città
Il ritorno a Taranto e l'uso dell'automobile, giocoforza, mi inducono ad utilizzare Via Dante Alighieri e, quindi, passare dinanzi e al di sotto del Centro Direzionale Beni Stabili. E' di nuovo curioso amore.
Ma misto a rimpianto, perchè, oggi, ciò che resta di quell'isola di presunto edonismo è il comando della Polizia Municipale, la biblioteca "Domenico Acclavio", la sede provinciale della UIL e il comando provinciale della Guardia Forestale.
Io, però, cerco di raccogliere i cocci di quel passato, senza tralasciare le estreme, eppur intense, sfumature dell'oggi, ed allora isolo una porzione dei gloriosi grattacieli, che mi siano da sfondo, e  scendo giù, senza omettere stickers e murales che, a modo loro, rinnovano un processo di comunicazione per troppi anni ridotto al silenzio dal coma profondo nel quale cadde il Comune di Taranto.
Resta un'essenza opaca, ma viva, che, a guardare ed "ascoltare" attentamente,  sarebbe disposta ancora a mettersi in gioco, restituendoci il nostro sogno d'urbanesimo post moderno.

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